Torino, 10.5.2024
È stato un weekend speciale quello appena trascorso per Abbasso Impatto e Antonio Castagna, socio presidente di Verdessenza Soc. Coop. Il 4 e 5 maggio sono stati ospiti nel piccolo paesino di Rittana, nel Cuneese, per la masterclass di progettazione culturale Make a fest organizzata da Torino Open Lab, attuale spin-off del Teatro della Caduta. Un gruppo giovane che si occupa di innovazione, formazione, welfare culturale, orientamento e comunità territoriali, con un'attenzione particolare alla cura del pianeta e dei rapporti umani.
Potevamo perderci l'occasione? No. "Io sono stato coinvolto per tenere un laboratorio sugli eventi sostenibili: Make a green fest, nel quale ho presentato a studenti e studentesse il metodo Abbasso Impatto - spiega Antonio - Il mio laboratorio è durato 6 ore, 3 al pomeriggio di sabato e 3 alla mattina di domenica".
Perché Rittana? "Rittana è un piccolissimo comune di 100 abitanti in provincia di Cuneo - continua Antonio -. L'amministrazione comunale sta cercando di contrastare lo spopolamento e l'isolamento promuovendo eventi culturali come il Nuovi Mondi festival, il più piccolo festival di cinema in montagna che si svolge tra i comuni di Valloriate, Rittana, Moiola e Roccasparvera. Inoltre a Rittana presto aprirà un ostello e organizza mostre di arte contemporanea e si sta dotando di un patrimonio di arte pubblica".
Ma non solo: Rittana è anche una zona di vestigia della lotta partigiana. A meno di 7 km c'è la borgata di Paraloup, ristrutturata dalla fondazione Nuto Revelli, dove sono ospitati servizi di ospitalità, un museo, un archivio.
"Era la base della banda partigiana di Nuto Revelli - continua -. Io ci sono salito a piedi, la strada è buona e asfaltata. Arrivare alla borgata, che letteralmente significa al riparo dai lupi fa un certo effetto. Erano costruzioni che ospitavano i pastori e le greggi che così si riparavano dai lupi. Poi i lupi sono diventati i tedeschi e le bande fasciste".
NUTO REVELLI, partigiano e scrittore
Se Antonio è stato nella base partigiana di Nuto Revelli, anni fa io Nuto Revelli ebbi la fortuna di incontrarlo in un convegno a Giaveno intitolato "Pensare la montagna". E poi ne scrissi così:
"Re di cuori e di facce segnati da una guerra insensata, per regno una mappa di ricordi a fuoco, da sempre testimone e sovrano messaggero di gente e monti che scompaiono. La sua voce è stata insieme il lamento dei contadini macellati in una guerra straniera e l'eco del pianto della montagna vedova e l'urlo lungo che chiama ancora oggi, a uno a uno, quei settantamila dispersi in Russia. La sua voce è stata il grido delle donne piegate che partoriscono in silenzio, lavorando, ed è stata il mutismo dei monti deserti di uomini.
Dura vita e guerre altrui di Nuto Revelli, prima tenente degli alpini, poi partigiano, scrittore e gentiluomo cuneese". Era il 1998 e collaboravo per Luna Nuova, un giornale locale delle valli, per cui spero mi perdonerete se tutto quello che posso allegare come ricordo di quell'incontro, è questa foto della pagina ingiallita con i miei articoli. Si legge qualcosa? Qualcosa, forse. Ma tanto basta, spero, per spingerci ad andare a visitare i luoghi dove Nuto Revelli fu partigiano, e dove si continua a combattere per ripopolare i paesi di giovani, attraverso iniziative che puntano sulla cultura e sull'attenzione per la sostenibilità ambientale.
Chiuse quell'incontro così Nuto Revelli, usando parole quanto mai attuali: "La speranza sono i giovani, che in questa società non facile scoprono cos'è la vita, provano a dare battaglia con grinta. Imparano a dare fastidio a chi ci amministra e ad essere disincantati, critici, ma mai scettici".
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